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Cardinale Crescenzio Sepe

Arcivescovo Metropolita Napoli

Ho voluto il Museo Diocesano di Napoli, che ormai giunto a completamento si è inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, per mostrare come vanno valorizzati i beni culturali ecclesiastici, che servono alla fondamentale missione pastorale della Chiesa per comunicare il sacro, il bello, il vero, l’antico e il nuovo.

Questo Museo ha iniziato a vivere custodendo e facendo godere al pubblico quella parte del patrimonio storico-artistico dell’Arcidiocesi di Napoli abitualmente non più usata o difficile da custodire in altre sedi. Non intendo, tuttavia, questa nuova istituzione come un contenitore di cose in disuso, bensì come un prezioso strumento per far interagire tra loro testimonianze del passato e vissuto ecclesiale a vantaggio del territorio, così da coordinare musei, monumenti, arredi, sacre rappresentazioni, devozioni popolari, archivi, biblioteche, raccolte e ogni altra consuetudine locale.

La proposta dell’Arcidiocesi di un nuovo Museo per la città ha inteso far riscoprire ciò che culturalmente e spiritualmente appartiene a tutti, non però in una prospettiva solo turistica, che non competerebbe alla Comunità credente, bensì in quella propriamente umanistica, essendo la Chiesa esperta in umanità.

Immagino che il Museo Diocesano possa diventare importante punto di riferimento sia per una sapiente rivisitazione della storia credente della Comunità locale espressa nella forma delle arti, sia per una lettura culturale altrettanto sapiente dell’oggi. Immagino pure che possa diventare un elemento decisivo per l’evangelizzazione cristiana nell’ambito della pastorale dell’arte e della cultura, con un orecchio attento a cogliere tutte le dinamiche sociali, politiche e culturali del territorio. Immagino, infine, che possa diventare armoniosamente luogo di umanità e luogo religioso, rivolto al cielo e alla terra insieme, capace di percepire e annunziare Dio, che è tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 28).

Il nostro tempo, pur così carico di modernità, è attento alla memoria del passato. Il nostro Mezzogiorno, pur proteso verso l’Europa e il Mediterraneo, è altrettanto attento a conservare lo spirito identitario delle sue origini e della sua storia.

La Chiesa di Napoli, profondamente incarnata in questo contesto, non può agire in maniera diversa e deve essere brava, nel contesto religioso, a far risaltare dal suo patrimonio storico-artistico quel sensus fidei che ha caratterizzato e ancora rimarca il popolo cristiano. Perciò, voglio ora ringraziare e incoraggiare ancora quanti hanno messo mano a questa lodevole impresa e a quelle Istituzioni civili che lo sosterranno, con le parole che il grande pontefice Giovanni Paolo II, estimatore dell’arte ed egli stesso artista vigoroso, indirizzava ai cultori di arte sacra nel 1981: «Andate in profondità, per rilevare il messaggio consegnato nell’oggetto dall’impronta creatrice degli artisti del passato. Innumerevoli meraviglie verranno alla luce ogni qualvolta la pietra di paragone sarà la religione».