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Geronimo d’Auria e bottega
(doc. a Napoli tra il 1573 e il 1621)

Portia (Ippolita) Caracciolo

Marmo bianco di Carrara;
cm 200 x 60 ; 1591-92 ca.
Prov: Napoli, chiesa di Santa Maria di Donnaregina Vecchia

La nobildonna velato capite, che si erge in panni antichi nella nicchia settecentesca, è da identificarsi con Porzia Caracciolo dei conti di Sant’Angelo, moglie di Giovan Battista Loffredo e madre di Cesare e Carlo. Anche quest’opera faceva parte del ciclo scultoreo affidato al d’Auria dal nipote Andrea Loffredo e, verosimilmente, figurava in
pendant al Giovan Battista Loffredo anche nell’antica cappella gentilizia di Donnaregina Vecchia. Quest’opera si inscrive pienamente in una tipologia di ritrattistica che potremmo definire “devozionale”: avvolta in un elegante manto tutto morbide pieghe, sguardo basso e contrito, la donna d’età avanzata, realisticamente raffigurata, porge la mano al petto con gesto pietoso e spontaneo, in segno di accoglienza della volontà di Dio; la sinistra, con il pollice infilato a mo’ di segnalibro nel volume di preghiere, ostenta impietosamente, come il volto, i segni del tempo. L’opera costituisce, sul piano iconografico, un unicum nel campo della scultura partenopea del Cinquecento: l’idea di una statua al naturale a tutto tondo, dedicata ad una nobile domina, eretta in una nicchia, non ha precedenti conosciuti fino a questa data.